Da quando, tra lo sconcerto generale, è stato convocato in Nazionale per la prima volta da Roberto Mancini, Nicolò Zaniolo ha ampiamente dimostrato quanto ci avesse visto lungo il tecnico di Jesi sulle qualità del ragazzo. In un paese storicamente conservatore come l’Italia, ogni volta che si introduce un elemento di novità rispetto allo status quo, parte la pioggia di critiche, qualunque sia la competenza di chi giudica in quell’ambito specifico.
Il numero 22 della Roma è da ormai qualche stagione universalmente riconosciuto come uno dei maggiori talenti del calcio italiano, se non addirittura il migliore. La sua completezza lo rende il “prodotto” italiano più vicino di tutto il nostro panorama a quel modello ideale, venuto francamente quasi a noia, chiamato “calciatore europeo”, intendendo che potrebbe ritagliarsi un ruolo importante nelle migliori squadre d’Europa con le sue qualità fisiche e tecniche.
Perché, ovviamente, tutto ciò che viene fatto fuori dai nostri confini è inevitabilmente, perennemente migliore di come lo facciamo a casa nostra. Anche no. Perdonate l’inciso.
La capacità tecnica di Zaniolo, la sua progressione con e senza palla, la potenza nella conclusione unita anche alla raffinatezza nel tocco quando serve, l’uso sapiente che fa del suo corpo possente (ma purtroppo delicato) potrebbero essere gli elementi per un calciatore di assoluto livello. Il condizionale è d’obbligo, perché c’è una costante che ne limita il rendimento da quando calca i prati della Serie A: il numero di cartellini. Solamente con la Roma, sono già 34 le ammonizioni per l’ex Primavera Inter, a cui vanno sommate 3 espulsioni.
Considerando che le partite in giallorosso fino a questo momento sono state 117, la media è di un’ammonizione ogni 3,44 partite. Un vizio decisamente troppo frequente. La “miglior annata” da questo punto di vista è stata la stagione scorsa, con ben 10 cartellini solamente in Serie A, a cui se ne sommano altri 3 tra Conference League e Coppa Italia.
L’ultimo cartellino rosso rimediato da Zaniolo è quello di Europa League per un calcio con pallone lontano all’ex Fiorentina German Pezzella. Questo episodio è proprio la sintesi di cosa deve andare a limare l’attaccante nato a Massa. In campo sappiamo benissimo che ci si trasforma, abbandonando qualsiasi tipo di inibizione caratteriale per far posto ad adrenalina e tensione. Antonio Cassano ha descritto a Muschio Selvaggio un esempio perfetto di questa metamorfosi: Giorgio Chiellini.
L’ex Roma, tra le altre, ha descritto Chiellini come una delle persone più educate e rispettose che abbia mai conosciuto in vita sua, ma che, una volta allacciati gli scarpini, svestiva i panni del Dottor Jekyill per indossare quelli di Mr. Hyde ed era pronto a “gonfiare di botte” qualsiasi attaccante passasse dalla sua zona di competenza.
Il carattere non si può modificare, e, anzi, la focosità, l’irruenza e la fame di Zaniolo sono parte fondamentale del calciatore che infiamma l’Olimpico giallorosso con i suoi duelli rusticani. L’angolo che andrebbe smussato è quello che riguarda l’autocontrollo quando il pallone non gravita attorno a lui. Perché una sanzione per imprudenza viene anche perdonata se, mentre per proteste o per rabbia incontrollata come contro il Betis decisamente meno.