L’entusiasmo attorno aI Monza che ha fatto sognare i propri tifosi nel corso dell’ultima sessione di mercato estivo sta rischiando di schiantarsi bruscamente contro un muro chiamato “realtà”. La furia predatoria di Adriano Galliani sul mercato ha assicurato ai brianzoli una rosa di tutto rispetto per una neopromossa, tanto che quasi nessuno degli appassionati di calcio o persino degli addetti ai lavori ha pensato che dopo 7 giornate il Monza potesse essere incagliato con soli 4 punti al 18esimo posto della classifica.
Certo, gli spiriti si sono immediatamente risollevati dopo la prima e soprattutto meritata vittoria della storia in Serie A contro la Juventus. Ma il rischio è che proprio una vittoria del genere possa diventare un’arma a doppio taglio esattamente come la rivoluzione della squadra in estate.
Ha tutto a che fare con il livello delle aspettative. Il Monza che si è guadagnato la Serie A nella furiosa battaglia in finale playoff contro il Pisa, era sulla carta una squadra più debole di quella che ha a disposizione Palladino in questo momento. Basti pensare che non poteva contare su giocatori come Petagna, Caprari, Rovella, Marlon, Sensi e potremmo andare ancora avanti. Ma quella squadra poteva contare sul lavoro di un anno intero passato assieme per raggiungere un traguardo storico, sulle intese che si formano dopo mesi e mesi di lavoro sul campo, sul senso di orgoglio di rappresentare per la prima volta il Monza in Serie A dopo averlo estratto a fatica dai fanghi della Serie B o addirittura, per i più longevi del gruppo, dalla Serie C. Tutte cose che l’11 titolare del Monza attuale non ha, se non in minima parte.
Prendendo come esempio le formazioni proprio di Pisa-Monza e Monza-Juventus, salta subito all’occhio come siano solo 4 i giocatori in comune: Di Gregorio, Carlos Augusto, Ciurria e Dany Mota.
Il livello qualitativo del Monza di oggi è più alto, certo. Quello che però sfugge ai più, è che una squadra di calcio non è una semplice addizione. Non basta sommare più giocatori per ottenere un risultato. Altrimenti il PSG dovrebbe vantare in bacheca le ultime 4/5 Champions League. Invece nemmeno con l’acquisto di Messi è arrivata la tanto desiderata coppa.
Occorre tempo, occorre conoscersi tra compagni di squadra per affinare l’intesa tra esseri umani prima che tra calciatori. Occorre il lavoro quotidiano sul campo, un lavoro che per la stragrande maggioranza del nuovo Monza è totalmente nuovo da 4 mesi. È come pretendere di mettere uno sull’altro acqua, farina, sale, olio, pomodoro e tutto quello che serve in una teglia e rimanere delusi se non si materializza una pizza davanti ai nostri occhi. Per una ricetta vincente servono tempo, lavoro, impegno e spesso anche saper aspettare.
Inoltre, bisogna anche considerare quali possono essere le cause esterne, non direttamente dipendenti dal gruppo squadra. Come per esempio il calendario: nelle prime 7 giornate il Monza ha già incontrato Napoli, Roma, Atalanta, Juventus, Torino e la super-Udinese di questo avvio di stagione. L’unico match “abbordabile” è stato quello con il Lecce, nel quale infatti è arrivato il primo punto della storia brianzola in Serie A. Non proprio una partenza morbida. Un calendario più soft avrebbe potuto, ipoteticamente, portare qualche punto in più al Monza, in modo da tenere alta l’asticella dell’entusiasmo e poter lavorare per impiantare i concetti di Stroppa con più serenità e convinzione.
Ma come ha ammesso Galliani, serviva qualcosa che potesse dare una scossa all’ambiente e “quando nel calcio i risultati non arrivano, si cambia allenatore“. Schietto, diretto, senza troppi giri di parole. Un po’ dispiace, perché chi faticosamente ha raggiunto un traguardo così importante come la promozione in Serie A meriterebbe almeno un po’ più di tempo per cercare di invertire la rotta.
Il Monza prima del cambio in panchina non stava deludendo. Una partenza difficile era perfettamente prevedibile, ma le aspettative di chi la vedeva già in lotta per l’Europa (si è letto anche questo) vista la campagna acquisti faraonica erano fissate decisamente troppo in alto.
E adesso occorre fare attenzione a non ripetere lo stesso errore: la vittoria con la Juventus è forse addirittura “troppo” per la squadra di Palladino, che dovrà stare attenta a non considerarsi pronta per una salvezza serena, quantomeno non in questo momento. I giudizi sul Monza potranno essere fatti quando ci sarà continuità di espressione, di rendimento e di risultati: fino ad allora, tutto ciò che verrà detto sarà inevitabilmente distorto da aspettative nate troppo presto.