“Da grande voglio fare il calciatore”: chi da piccolo non ha pronunciato almeno una volta questa frase? Si pregava mamma e papà di iscriverci alla scuola calcio, sognando un giorno di esultare sotto la curva indossando la maglia della squadra del nostro cuore. In Spagna c’è chi, grazie a quelle scuole calcio, è riuscito davvero nell’impresa di realizzare questo sogno, soprattutto grazie alla famosa cantera, la squadra B dei grandi club di Primera División. Ma come si arriva a giocare dai pulcini al Camp Nou? Scopriamo insieme come funziona nel dettaglio una squadra di giovani riserve.
Le squadre B in Spagna e le loro caratteristiche
In Spagna le squadre B sono circa 25, praticamente una cantera per ogni club del massimo campionato. Oltre alle più famose filiali del Barcellona, del Real Madrid o dell’Atletico Madrid, ci sono anche realtà come quella del Recreativo B, della Numancia B e del Ponferradina B, tutte e tre militanti nella Tercera División della Liga spagnola. Qui non sono previsti limiti di età, ma queste squadre B devono militare almeno una categoria sotto rispetto alla prima squadra (quindi non possono essere promosse nella Liga e vengono retrocesse d’ufficio qualora la prima squadra scendesse di categoria). A partire dal 1990-91 hanno addirittura cessato di partecipare alla Copa del Rey, l’equivalente spagnolo della nostra Coppa Italia. Il passaggio dall’affiliata alla prima squadra al di fuori delle canoniche finestre di mercato è consentito solo ai giocatori al di sotto dei 23 anni e a quelli con meno di 25 anni con contratto professionistico. Molti club della Primera División puntano molto sui giovani della propria cantera che, reduci da un campionato a metà fra il vivaio e la prima squadra, hanno già affinato le proprie qualità e quindi sono pronti ad essere catapultati nel mondo dei grandi quando chiamati in causa. Secondo i dati della versione spagnola di Transfermarkt, l’Athletic Bilbao è la squadra spagnola che impiega più giovani nella rosa della prima squadra, ben 17. Completano il podio la Real Sociedad (15) e il Barcellona (11), mentre il Real Madrid si piazza all’ottavo posto con soli 6 canterani. Fanalini di coda di questa classifica sono l’Eibar, il Cadice e l’Huesca che, invece, non hanno nessun giovane calciatore in prima squadra che sia cresciuto nelle proprie giovanili.
Vediamo quanto guadagno può portare la cantera in termini di giocatori ed economici.
ATHLETIC BILBAO
Forse non conosciuto e rinomato come quelli precedentemente analizzati, il settore giovanile dell’Athletic Bilbao è uno dei più prolifici della Liga. Nel 2016, erano ben 18 i giocatori provenienti dalla cantera dell’Athletic Bilbao con all’attivo almeno un minuto giocato nella massima serie spagnola. Se dovessimo fare un paragone con il Real Madrid, non solo l’Athletic detiene il maggior numero di giocatori formati nell’accademia di casa, ma ha speso solo 43 milioni nel mercato in entrata contro i 513 delle Merengues. Questo dimostra come non ci sia bisogno di spendere e spandere ad ogni finestra di mercato se i giocatori coltivati in casa sono affidabili e talentuosi: certo, l’Athletic Bilbao non gioca la Champions League dei grandi, ma con questa squadra di canterani è arrivata a giocare una finale di Europa League nel 2012 ed è approdata alle finali di Copa del Rey 2019/20 e 2020/21. Tutto il denaro risparmiato per acquistare innesti per la prima squadra è stato investito proprio sul settore giovanile, sul calcio femminile e sullo stadio, quasi sempre pieno prima della pandemia. Ma… c’è sempre un ma. L’Athletic Bilbao si trova al 6° posto nella classifica degli stipendi più alti della Liga. Evidentemente per tenere i giocatori più giovani c’è bisogno sì di tanto amore, ma anche di qualche soldino in più per evitare che vadano a cercare fortuna altrove.
BARCELLONA
Uno dei settori giovanili più famosi e forse più prolifici del panorama sportivo spagnolo, alla Masia si sono formati tanti dei grandi nomi che conosciamo e apprezziamo nel calcio di oggi: lo stesso Messi, ad esempio, si è trasferito dalla lontana Argentina a Barcellona, facendo la trafila in tutti i settori giovanili dei blaugrana per poi diventare il calciatore da sei palloni d’oro che tutti ormai conosciamo. Tra gli altri, figurano i nomi di grandi calciatori come Puyol, Pedro, Guardiola, Busquets, Xavi, Iniesta, Valdes, Bartra, Deulofeu, Rafinha, Sergi Roberto e, tra gli ultimi, il giovane Ansu Fati. Come possiamo notare, tutti questi sono giocatori che, dopo essere stati formati nella cantera blaugrana, sono stati poi man mano inseriti in prima squadra per essere un punto fisso dell’undici titolare sia in Liga che in Europa. Ciò non significa che il Barcellona si privi di cedere qualcuno dei suoi talenti locali: Cesc Fàbregas, ad esempio, dopo le giovanili al Barcellona, era stato fortemente voluto da Arsène Wenger nel suo Arsenal nel lontano 2003, sborsando ben 3,2 milioni di euro per aggiudicarsi il cartellino del talento spagnolo. Senza andare troppo lontano, anche Gerard Piqué, storico difensore centrale del Barcellona, ha avuto una storia simile a quella del suo migliore amico, solo che questa volta chi lo ha voluto fortemente è stato Sir Alex Ferguson in persona, portandolo direttamente dal Barcellona B al Manchester United per ben 5 milioni. Poi bisogna anche contare le cessioni dei canterani passati dalla prima squadra: lo stesso Fàbregas, riacquistato dall’Arsenal per 34 milioni, è stato poi venduto a 33 milioni di euro al Chelsea nel 2014, stesso club inglese al quale, per 27 milioni, è stato ceduto il suo connazionale Pedro. Altro trasferimento che sicuramente ha fruttato tanto in termini economici è stato quello di Thiago Alcántara: arrivato in prima squadra a zero perché proveniente anche lui dalla Masia, è stato poi ceduto ai tedeschi del Bayern Monaco, trasferimento che ha visto gonfiare le casse del club blaugrana di ben 25 milioni. I catalani, nell’ultimo decennio, hanno portato a termine 27 operazioni legate a giocatori della cantera, ricavandone ben 133,65 milioni, con 23,7 milioni di spese e con un saldo di 109,95 milioni. Oltre a quelli già menzionati, ecco altri trasferimenti che, dopo la trafila alle giovanili e/o anche in prima squadra, hanno portato un guadagno nelle classe blaugrana: Denis Suárez (16,5), Adama Traoré (10), Deulofeu (8) e Bartra (8), Bojan (0,8 milioni), Jeffren (3,75), Fontás (1), Jonathan dos Santos (1,5), Rafinha (1,5), Tello (7,5), Cardona (2,5), Munir (1,05), Marlon (1), Arnáiz (1,6), Lozano (0,25), Grimaldo (2,1), Seung-woo Lee (1,5), Sanabria (5,7), Oriol Romeu (4,6), Jonathan Soriano (0.5) e Rochina (0, 45). Gli unici che hanno un saldo negativo sono Jordi Alba (-14 milioni), Aleix Vidal (-7,7) e Cucurella (-2).
OSASUNA
Un altro settore giovanile non sempre nominato tra i grandi. Uno studio del CIES Football Observatory ha rivelato che il club è una delle squadre (tra quelle dei cinque campionati europei) che durante questa stagione sta dando maggiore rilievo ai talenti di casa. Giusto per rendere l’idea, Oier, Jon Moncayola, Roberto Torres, David García, Javi Martínez, Kike Barja, Unai García e Juan Pérez hanno giocato il 34,3% dei minuti totali che l’Osasuna ha giocato fino ad aprile 2021. I numeri non lasciano spazio ad altre interpretazioni: l’Osasuna sta chiaramente scommettendo tutto sui giocatori cresciuti nella propria cantera dopo la promozione nella Primera División nel 2019. Ciò non vuol dire che non siano sparsi per l’Europa alcuni giocatori formati nel settore giovanile navarro. Tra tutti spicca il nome di César Azpilicueta, fresco vincitore della Champions League con il Chelsea ma originario della cantera dell’Osasuna: forte era l’interesse del Marsiglia che ha messo sul piatto 6 milioni per portarlo con sé nel 2010. Un altro nome conosciuto ai più è sicuramente quello di Nacho Monreal: cresciuto anche lui nelle giovanili dell’Osasuna, il talento di Pamplona è stato ceduto nel 2011 al Malaga per ben 13 milioni, ai quali si aggiungono altri 13 milioni guadagnati dalla cessione di Raúl García all’Atletico Madrid nel 2007.
REAL MADRID
Un altro club che ha saputo investire bene sui giovani formati a La Fábrica di Valdebebas è sicuramente il Real Madrid. Dato il budget notevolmente ridotto a causa della pandemia di coronavirus, i blancos si sono trovati ad operare in maniera diversa dal solito calciomercato, puntando più alle cessioni della cantera come fonte di guadagno alternativa. Strategia che sembra essere andata come speravano, dato che, come scrive il quotidiano Marca, nel 2020 il Real Madrid ha toccato quota 100,2 milioni di euro dalle cessioni dei calciatori cresciuti nel proprio settore giovanile, cifra che arriva addirittura a 170 milioni se pensiamo alle cessioni degli ultimi quattro anni. L’ultima in ordine cronologico è l’operazione Hakimi, gioiellino cresciuto nelle giovanili del Real Madrid ma che ha trovato nel Borussia Dortmund lo spazio di cui aveva bisogno per arrivare tra i grandi. Ritornato a Madrid dopo l’avventura in prestito in Bundesliga, il suo trasferimento all’Inter ha fruttato alle casse di Florentino Perez ben 40 milioni, più 5 di eventuali bonus. Un’altra conoscenza del calcio italiano è Alvaro Morata, anche se questo rappresenta un caso un po’ più particolare rispetto al precedente: inizialmente acquistato dalla Juventus per 20 milioni di euro, è tornato nella sua amata Madrid per 30 per essere ceduto poi nel 2017 al Chelsea per 66 milioni. Niente male, se si considera che, in questo modo, il Real Madrid ha guadagnato ben 56 milioni di euro. A questo gruzzoletto si aggiunge la cessione di Marcos Llorente all’altra sponda di Madrid (quella dell’Atletico) per ben 30 milioni, una cifra anche un po’ bassa se si considera l’andamento del giovane, che ha costretto il Liverpool a uscire dalla Champions segnano una strepitosa doppietta da subentrato proprio ad Anfield, la casa dei Reds. Da non dimenticare anche la cessione al Leganés del 50% del cartellino di Javi Hernández per 500 mila euro, il trasferimento di Reguilón al Tottenham per 30 milioni più bonus e di Oscar al Siviglia per 15 milioni. Ma non tutti i 100,2 milioni del 2020 sono arrivati da cessioni dirette: ad esempio il trasferimento di Llorente (non Marcos, ma Diego) dalla Real Sociedad al Leeds ha fatto sì che le Merengues, detentori del 30% del diritto sulla plusvalenza, incassassero 4,2 milioni dei 20 totali dell’operazione.
Tuttavia, La Fábrica non è servita solo a creare ingenti plusvalenze, ma anche a fornire alla prima squadra gli innesti necessari a non investire troppo denaro sul mercato in entrata: pensiamo, per esempio, a Nacho, Carvajal e Vazquez fra tutti che, dopo la trafila nelle giovanili del Real Madrid sono diventati dei giocatori chiave dell’undici titolare.
ATLETICO MADRID
Ben 400 milioni di euro: questa è la cifra guadagnata dall’Atletico Madrid dal 2007 al 2020 dalla sola cessione di giocatori provenienti dal settore giovanile dei Colchoneros. Il trasferimento più costoso risale al 2007 e porta il nome di Fernando Torres: dopo essere stato a 17 anni il più giovane a scendere in campo per la prima squadra nel 2001 e a 19 anni il più giovane capitano della storia del club, Torres è andato poi a vestire la maglia del Liverpool per 38 milioni di euro. Sappiamo tutti com’è andata a finire, no? Al suo primo anno coi Reds segna 33 gol (abbattendo il record di 28 reti segnate prima appartenuto a un certo Micheal Owen), viene eletto miglior giocatore della Premier League 2007-2008, vince l’Europeo 2008 chiudendo l’anno al terzo posto della classifica del Pallone d’oro. L’Inghilterra sembra avere buon occhio per i giovani e Torres non è l’unico ad essere richiesto dalla cantera dell’Atletico. Nel 2011, infatti, David De Gea è stato ceduto al Manchester United per 25 milioni, altra utile plusvalenza per il club. Un’altra bella somma è arrivata dai rivali del Real Madrid, che hanno pagato i 30 milioni di clausola rescissoria per aggiudicarsi il cartellino di Theo Hernández, attualmente al Milan. Sembra che la famiglia Hernandez porti bene all’Atletico Madrid, soprattutto per quanto riguarda il suo fatturato, dato che anche il fratello maggiore di Theo, Lucas Hernández, dopo un’ Europa League e una Supercoppa UEFA con la maglia dei Colchoneros, nel 2019 ha fatto le valigie direzione Bayern Monaco dopo che il club ha pagato la clausola rescissoria di 80 milioni di euro. Non allo stesso livello dei fratelli Hernandez, ma anche Thomas Partey e la sua clausola rescissoria di 50 milioni pagata dall’Arsenal è sicuramente un dato da tenere in considerazione, così come la plusvalenza generata dal suo compagno di reparto Rodri: formatosi a Madrid e qui tornato dopo una parentesi al Villarreal, il centrocampista ha fatto incassare ben 70 milioni al club biancorosso quando il Manchester City di Pep Guardiola ha deciso di pagare la sua clausola rescissoria.
Non mancano però anche i nomi di canterani che, dopo essersi fatti le ossa nel settore giovanile, sono rimasti fedeli alla loro squadra del cuore prendendosi un posto da titolare con la maglia dell’Atletico. Attualmente, sono solo 3 i giocatori in prima squadra che hanno un passato nella cantera dei Colchoneros, e sono Koke, Saúl e Mánu Sanchez, quest’ultimo non ancora inserito a pieno regime nelle rotazioni di Diego Simeone. Questo ha permesso al club di concentrarsi nella vendita di canterani per reinvestire tutto nel mercato in entrata. Chissà che questa non si sia rivelata una strategia azzeccata.
La pandemia di coronavirus ha sicuramente segnato le vite di ognuno di noi, ma anche il calcio ha risentito molto di questo particolare periodo in cui gli stadi erano vuoti. Senza entrate derivanti dalla vendita dei biglietti, infatti, i budget dei club si sono notevolmente ridotti, cosa che ha un po’ sgonfiato quella che era la bolla di crescita di questo sport. Cosa fare se non puntare tutto sui giovani? In Spagna, però, quella delle squadre B è una struttura ben consolidata che va avanti da tempo. Ma in Italia? Nel 2018 si era fatto un grande passo avanti con l’introduzione delle squadre B nella Serie C italiana, facendo quasi un copia-incolla del modello spagnolo. Le Under 23, infatti, sarebbero partite dalla terza serie, ambendo però a giocare al massimo una serie sotto quella della prima squadra. Inoltre, nel dossier pubblicato dalla stessa FIGC, almeno 16 calciatori dovevano essere cresciuti calcisticamente in Italia, vale a dire tesserati per almeno 7 stagioni da una società affiliata alla Federazione. Ciò avrebbe permesso ai club di far giocare i loro giovani in un campionato più competitivo di quello Primavera, per “sgrezzarli” il più presto possibile ed essere pronti ad un’eventuale chiamata in prima squadra. Belle le parole, belle le idee, ma allo stato attuale l’unico club ad essersi mosso in questo senso è la Juventus, che ha iscritto la propria U23 in Serie C.
C’è da capire perché le altre squadre come Roma, Inter e Milan, che all’inizio sembravano così propositive, alla fine si sono defilate in fretta e furia. Il motivo sembra apparentemente quello economico: per iscrivere una squadra nella terza serie italiana bisogna versare un contributo di 1,2 milioni di euro, al quale va aggiunto il costo delle trasferte e gli stipendi di calciatori e staff… Insomma, un bell’investimento, senza contare l’assenza di entrate derivanti dalla vendita di merchandising o biglietti per lo stadio. Alcuni dei giovani dell’U23 sono addirittura riusciti a ritagliarsi un posto nella panchina dei grandi, ma quale è stato il loro apporto alla squadra, se non qualche minuto per le gambe per qualcuno di loro? Alla luce della grandezza del modello della cantera spagnola, siamo sicuri che al calcio italiano non convenga guardare in casa per il calciomercato del futuro?