Puntare sui giovani: Lazio Academy, gioiello italiano

Dopo la mancata partecipazione ai mondiali di Russia del 2018 e del Mondiale in Qatar, con la parentesi della vittoria di Euro 2020, sembrava imperativo per il movimento calcio italiano ripartire dai giovani. Purtroppo, analizzando i dati, si può notare che non solo i giovani provenienti dai vivai siano stati tenuti meno in considerazione, ma addirittura il numero di esordi in prima squadra è nettamente calato.

 

Giovani d'oggi
Figura 1 Andamento esordi in prima squadra fino al 2021. Dati Transfermarkt

 

Questi dati si possono spiegare in due modi: spesso, soprattutto per un’idea di vincere tutto e subito diffusa tra la maggior parte delle squadre di calcio italiane, ci si aspetta che un giovane che esordisce in prima squadra lo faccia perché de facto pronto a ricoprire il ruolo come un veterano. Errori inseribili in un normale contesto di crescita non vengono ben visti, tanto da far decidere nel giro di una partita le sorti di un giocatore: si preferisce mandarlo in prestito in serie minori per farsi le ossa e venderlo per creare una plusvalenza che aspettare qualche anno.

In più, le società preferiscono comprare giovani proveniente dall’estero, giustificando gli stessi errori che potrebbe commettere un pari età italiano con un bisogno di ambientarsi in una filosofia di calcio diversa.

Molto spesso le squadre di Serie A preferiscono l’estero o l’usato sicuro, quindi poca fiducia nei giovani, se non nella parte finale di stagione, quando la classifica è definita e gli obiettivi raggiunti (o sfumati). Il problema è anche di natura economica: crescere e aspettare un ragazzo del vivaio costa più che comprare un giovane pronto all’estero e venderlo per generare una plusvalenza.

In Italia poche sono le scuole calcio con un progetto a lungo termine che si affianchi a quello della prima squadra, mentre nei maggiori campionati europei c’è una programmazione a livello nazionale del movimento calcistico delle giovanili. All’estero è fortissimo il concetto di cantera (in Spagna) o academy (in Inghilterra), basti pensare alla rivoluzione verde che hanno provato a mettere in atto il Manchester United dopo l’addio di Sir Alex Ferguson o il Chelsea con Lampard in panchina, ma anche l’Olanda con la fucina di talenti che è l’Ajax.

Di fronte a questa difficoltà nell’esordire in prima squadra, bisogna anche aggiungere un elemento imprescindibile che viene sempre sottovalutato da chi raccoglie e analizza i dati dei settori giovanili: semplicemente, non tutti i giocatori della primavera hanno le qualità per fare il calciatore di serie A o B, perchè si sa: il calcio è un gioco dove conta sia la testa, cioè carattere e predisposizione, sia i piedi e per riuscire c’è bisogno di entrambi. Ma non essere all’altezza di esordire in prima squadra, così come esordire ed essere dimenticati per una partita andata male, non significa non poter vivere di una passione come quella per il gioco del calcio.

Ed è a questa esigenza che risponde la Lazio: dare un futuro nel calcio che vada oltre l’essere solo giocatori.

Il sistema che viene sviluppato è capillare: nove scuole calcio presenti sul territorio laziale affiliate con la società, in modo da sviluppare una filosofia biancoceleste fin dai pulcini.

Inizialmente viene curata la tecnica individuale, per poi integrare l’aspetto tattico in modo da accompagnare la crescita del giocatore. E la crescita del giocatore è da intendersi sia in campo che fuori: importanti sono i tre obblighi di comportamento che la Lazio chiede ai suoi tesserati. Il primo è il rispetto nei confronti della propria famiglia, poi quella della scuola e solo in ultimo quello del calcio considerato seconda opportunità dopo la scuola.

LA LAZIO ACADEMY

Per massimizzare questi sforzi di crescita collettiva, il presidente Lotito annunciò il 26 Maggio del 2014 la nascita della prima Academy italiana, intitolata a Roberto Lovati, una struttura nata per riunire a Formello tutto il settore giovanile biancoceleste e la prima squadra.

L’Academy laziale oggi si estende su 8 ettari di terreno e si compone di: otto campi di calcio, alcuni con gradinate, sia in erba che in sintetico, una Club House, una foresteria per ospitare i giovani provenienti da fuori Roma o dall’estero con tanto di aule per lezioni e studio, biblioteca e mensa e sale di incontro con psicologi per aiutare atleti e le rispettive famiglie, un centro medico di proprietà per le analisi, gli esami clinici e per monitorare la crescita e la condizione fisica di ogni tesserato.

Ed è proprio il fatto di avere un proprio liceo all’interno del centro sportivo che permette ai giovani calciatori di porre solide basi per il dopo. La Lazio offre infatti vari progetti di formazione post carriera, in modo che nessuno debba rinunciare al sogno di vivere con e di calcio. L’iniziativa, portata avanti con l’Università telematica internazionale UniNettuno e Banca Igea, si pone infatti l’obiettivo di introdurre i ragazzi provenienti dai settori giovanili maschili e femminili, a percorsi formativi che diano loro un futuro alternativo nell’ambito dello sport: dal corso per arbitri alla gestione finanziaria, alla psicologia sportiva e ai ruoli professionali del gioco del calcio.

L’UniNettuno offre un servizio di orientamento per aiutare il futuro studente a trovare la facoltà più idonea alle proprie attitudini e ambizioni, banca Igea invece garantisce una borsa di studio agli studenti con il rendimento più alto. Questo progetto è stato costruito prendendo ad esempio le academy dell’Ajax, da sempre punto di riferimento per il settore giovanile, e quelle del Liverpool. Ne esistono di simili anche in Francia e Germania, in Italia l’unica realtà è proprio quella della Lazio.

Tra costi, burocrazia e rimandi, la costruzione di una academy modello Lazio richiede certamente una pianificazione attenta e ben inserita nel tessuto urbano e sociale, ma è chiaro che per dare un futuro ai giovani calciatori sia in campo che fuori, questa sia l’unica soluzione possibile.

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Paolo Scoglietti

"... E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c'è sempre un'altra stagione. Se perdi la finale di Coppa in maggio puoi sempre aspettare il primo turno in gennaio, che male c'è in questo? Anzi è piuttosto confortante, se ci pensi" Osservatore della realtà con un grammo di sogno essenziale, scoperto da quando scrivo di calcio inglese. Amante della sua inimitabile storia e di tutti i suoi bauli pieni di segreti.