I cartellini: quando restano e quando spariscono dopo l’intervento del VAR

Uno dei punti ancora non chiarissimi del VAR riguarda la possibilità di far “sparire i cartellini“ che sono stati comminati nell’azione oggetto di revisione. Se VAR interviene, tutte le ammonizioni e le espulsioni comminate dall’arbitro rimangono?
La risposta è tanto semplice quanto poco conosciuta. Vedremo in questo articolo degli esempi e i dettagli per poter capire le logiche di applicazione e l’impatto che può avere un intervento VAR sulla parte disciplinare già applicata dall’arbitro sul terreno di gioco.

Le differenze tra i diversi tipi di azione

Per poter meglio capire la questione, prendiamo ad esempio due casi ipotetici, in cui vengono estratti dei cartellini, e in cui VAR interviene. Ipotizziamo due “match changing situation” con un chiaro ed evidente errore dell’assistente, in cui è richiesto il controllo del VAR. Sono quindi situazioni che, letteralmente, possono far cambiare la gara (reti, episodi da rigore, espulsioni dirette, scambi di identità).

Caso 1: Lancio in profondità per l’attaccante da solo che scatta sul limite del fuorigioco, l’assistente non segnala (qualora non vi sia una piena consapevolezza della punibilità, in presenza di VAR e di una azione che può portare al gol, si lascia correre e si prende la decisione a fine azione), il calciatore controlla il pallone e si trova di fronte al portiere avversario. Il portiere, saltato dal dribbling dell’attaccante, all’interno dell’area di rigore, interviene con una gomitata (condotta violenta) e ferma l’attaccante. L’arbitro rileva il fallo, decide per il calcio di rigore, fischia ed espelle il portiere per condotta violenta.

Caso 2: Lancio in profondità per l’attaccante da solo che scatta sul limite del fuorigioco, l’assistente non segnala (per lo stesso motivo del caso 1), il calciatore controlla il pallone e si trova di fronte al portiere avversario. Il portiere, saltato dal dribbling dell’attaccante, all’interno dell’area di rigore, interviene con entrambe le braccia trattenendo l’avversario con il solo intento, riuscito, di bloccarlo, ed impedendo una evidente occasione di segnare una rete. L’arbitro rileva il fallo, decide per il calcio di rigore, fischia ed espelle il portiere per DOGSO non genuino, ovvero perché il portiere ha impedito una evidente occasione di segnare una rete con la sua trattenuta, senza provare a giocare il pallone.

Nei due casi inizia la VAR review, ovvero il controllo dell’azione da parte del VAR, che informa l’arbitro del controllo, chiedendogli di non procedere con la ripresa di gioco successiva, perché c’è una possibile posizione di fuorigioco da verificare.
A questo punto ci troviamo di fronte ad una doppia opzione: VAR non rileva una posizione di fuorigioco in partenza dell’azione, oppure VAR rileva la posizione di fuorigioco del calciatore che ha poi subito il fallo.

Nella prima opzione, la più semplice e lineare, resta la decisione del campo con, in entrambi i casi, il calcio di rigore e l’espulsione del portiere.

Se, invece, il VAR rileva il fuorigioco, i due casi portano a due decisioni disciplinari diverse. Vediamo perché.
Come da protocollo, VAR rivede l’intera fase d’attacco (A.P.P. – Attacking Possession Phase) e, nel nostro caso, ritorna al già citato lancio in profondità, ovvero un momento in cui la fase di attacco è già cominciata e quindi può essere oggetto di revisione. Il VAR quindi si accorge del chiaro errore dell’assistente e considera l’azione terminata nell’istante in cui la posizione di fuorigioco dell’attaccante avrebbe dovuto essere rilevata. Da quel momento in poi, la parte di azione successiva è come se non fosse mai esistita, almeno, come vedremo, dal punto di vista tecnico.

Tecnicamente, quindi, avendo rilevato il fuorigioco, si riprenderà con un calcio di punizione indiretto per la squadra difendente nel punto in cui si trovava l’attaccante al momento del lancio.

Le differenze tra i cartellini che rimangono e quelli che possono essere revocati

A questo punto, l’enorme differenza riguarda l’aspetto disciplinare: nel caso 1 l’espulsione del portiere rimane, nel caso 2, non solo non rimane l’espulsione, ma il portiere non sarà nemmeno ammonito!

Ma perché un fallo che porta addirittura all’espulsione può non portare al cartellino dopo l’intervento del VAR?

La risposta è insita nella diversa logica della punibilità dei due casi, nonostante i cartellini siano gli stessi. Se, infatti, come risultato di una revisione, una parte di azione è “annullata”, non è detto che venga altrettanto “annullata” la scelta dei cartellini in quella parte di azione. In linea di principio, qualsiasi azione disciplinare presa rimane in vigore, poiché i calciatori dovrebbero sempre agire all’interno delle Regole del Gioco, quindi, se un calciatore si è reso colpevole di una infrazione come un grave fallo di gioco, una contesa imprudente, una protesta, ha usato un linguaggio offensivo, ha adottato un comportamento antisportivo, ecc., la sanzione disciplinare rimarrà. Perché sono motivazioni di punibilità indipendenti dal tipo di azione interrotto.

Nel nostro caso 1 quindi, il rosso per la gomitata rimane, perché è condotta violenta.

Tuttavia, in caso di DOGSO oppure di interruzione di una promettente azione d’attacco (abbreviata in SPA, ovvero Stop Promising Attack), se la fase di gioco viene “annullata”, l’ opportunità di segnare una rete e l’attacco promettente non sono effettivamente esistiti, quindi, qualsiasi azione disciplinare intrapresa a causa di DOGSO o SPA deve essere annullata.

Nel nostro caso 2, secondo logica regolamentare “non esistendo più l’azione” dal momento dell’infrazione precedente in poi (nel nostro caso il fuorigioco), non esiste nemmeno una evidente opportunità di segnare una rete ed un fallo che la fermasse non sarebbe, di conseguenza, punibile per DOGSO. Quindi l’arbitro deve procedere a revocare il cartellino, con un gesto evidente che spieghi a tutti che il portiere può continuare a giocare.

Quindi, ogni volta che vedremo estrarre dei cartellini (rosso o giallo) durante un episodio match changing, che non derivi da DOGSO o SPA, sapremo che, anche in caso di rivisitazione del VAR, non potrà essere tolto. Diversamente, se la decisione dovesse riguardare un cartellino comminato per SPA o DOGSO, possiamo essere certi, a ragion veduta, che un intervento del VAR determinerà la revoca del provvedimento.

 

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Paolo Scoglietti

"... E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c'è sempre un'altra stagione. Se perdi la finale di Coppa in maggio puoi sempre aspettare il primo turno in gennaio, che male c'è in questo? Anzi è piuttosto confortante, se ci pensi" Osservatore della realtà con un grammo di sogno essenziale, scoperto da quando scrivo di calcio inglese. Amante della sua inimitabile storia e di tutti i suoi bauli pieni di segreti.