Aiace Telamonio, nella mitologia greca, è l’incarnazione della costanza e della perseveranza. Figlio di Telamone, re di Salamina, e Peribea, è un protagonista dell’Iliade di Omero. Era un pilastro dell’esercito greco. Per forza, era secondo solo ad Achille. Dopo Achille, era il più valoroso dei guerrieri.
Domenica, 18 marzo 1900, Amsterdam. Nella zona dell’antico ghetto ebraico, nello storico caffè “Oost Indie”, tre giovani, Han Dade, Floris Stempel e Carl Reeser, ispirandosi alla figura mitologica di Aiace e alla sua forza, danno vita all’Ajax, Aiace in latino.
Nel 1910, dopo aver scalato tutte le categorie del calcio olandese, l’Ajax raggiunge la massima serie. Per l’occasione, viene costruito l’Het Houten Stadion, lo stadio di legno. Tutte le domeniche quegli spalti sono gremiti, in gran parte sono ebrei. L’Ajax è la squadra, per adozione, della comunità ebraica di Amsterdam.
Questa è la storia di un idolo di quelle folle che tutte le domeniche affollavano l’Het Houten Stadion. È la storia di due uomini legati da una promessa. È la storia del prigioniero N°98288.
Edward Hamel, detto Eddie, nasce a New York, il 21 ottobre del 1902. È ebreo. Dopo pochi anni, la famiglia si trasferisce in Europa, ad Amsterdam. Hamel gioca a calcio. Inizia la sua carriera nell’AFC, successivamente passa all’Ajax.
È il 1922. È un’ala destra talentuosa, dinamica. È il primo calciatore ebreo a vestire la storica casacca biancorossa dei lancieri. Ben presto, diventa un idolo dei tifosi. Le sue finte, i suoi cross, le sue giocate mandano in visibilio i sostenitori. Viene chiamato dai beniamini “BenHamel”, il capobanda, il mascalzone.
I suoi tifosi lo adorano al punto tale da seguirlo letteralmente in campo. Erano così innamorati di quel giocatore, da schierarsi a inizio partita dal lato dove avrebbe giocato Eddie, per poi spostarsi, con lui, dall’altro lato nella seconda metà dell’incontro.
Erano pazzi di Eddie della sua eleganza, del suo gioco, lo volevano quasi toccare, volevano essere sempre dalla sua parte.
Eddie era popolare, simpatico e forte, anzi fortissimo. Giocherà nell’Ajax per 8 stagioni, dal 1922 al 1930, stagioni durante le quali colleziona 125 presenze e 8 gol. Nel 1929, sposa Johanna Wijberg dalla quale avrà due gemelli Robert e Paul. Una volta appese le scarpette al chiodo, il BenHamel intraprende la carriera di allenatore. Allena l’Alcmaria Victrix e continua a giocare nella selezione veterana dell’Ajax.
Leon Greenman nasce a Londra il 18 dicembre del 1910. È ebreo anch’egli. Rimasto orfano di madre, all’età di 5 anni si trasferisce, con i nonni paterni, a Rotterdam. Da giovane intraprende la carriera pugilistica. Leon è alto appena 158 cm, ha un fisico tozzo e robusto, ma il pugilato resta una passione giovanile. Torna a Londra e diventa un barbiere.
In Olanda, però, Leon ha lasciato il cuore. È un amante del bel canto, una passione che condivide con Else Van Dam. Complice il canto, s’innamora di Else. Torna a Rotterdam e la sposa. Si stabilisce definitivamente in Olanda e con il suocero intraprende la professione di libraio.
Il 10 maggio del 1940 i Paesi Bassi vengono occupati dai nazisti e le vite di Leon, il libraio e Eddie, il calciatore, così diverse così lontane, s’incrociano. Nell’ottobre del 1942, Hamel, Johanna e i due bambini vengono arrestati.
Nonostante Eddie sia cittadino americano, viene ugualmente arrestato dalla Gestapo. Non è provvisto di passaporto, non può provare la sua cittadinanza, per i tedeschi è semplicemente un ebreo e in quanto tale va deportato. La famiglia Hamel viene trasferita presso il campo di transito di Westerbork.
Leon, erroneamente, crede di essere al riparo dai Nazisti. È ebreo, ma è cittadino britannico. Si aspetta di essere evacuato, ma il consolato britannico a Rotterdam ha chiuso i battenti.
La speranza è nel suo passaporto. Provare la sua cittadinanza britannica vorrebbe dire salvezza, vorrebbe dire avvalersi della Convenzione di Ginevra. Il passaporto, Leon l’aveva lasciato, per sicurezza, ad un suo amico. L’amico, però, terrorizzato dall’idea di poter essere arrestato dai nazisti in quanto fiancheggiatore di un ebreo, l’aveva bruciato.
Nonostante le proteste, nonostante Leon gridasse a gran voce di essere cittadino britannico, la famiglia Greenman viene arrestata dalla Gestapo e trasferita al campo di transito di Westerbork.
Eddie e Leon sono tra i 700 ebrei che da Westerbork vengono deportati a Birkenau. Dopo 36 ore di viaggio, giungono a destinazione. Immediatamente, all’arrivo, vengono separati dalle rispettive famiglie. Non le rivedranno mai più. Eddie e Leon vengono selezionati tra i 50 detenuti abili al lavoro.
Tra Eddie e Leon nasce l’amicizia. Condividono la cuccetta e ogni notte sfregano i corpi per vincere il freddo. Leon, il prigioniero N°98288, per accaparrarsi razioni di cibo extra, canta per i kapò e taglia loro i capelli. Dopo tre mesi dal loro arrivo, si ritrovano in fila ad una delle tante ispezioni mediche dei nazisti.
Eddie è dietro Leon, apre la bocca e gli fa vedere l’ascesso che gli invade la bocca. Leon supera la selezione, Eddie no. Morirà nelle camere a gas di Auschwitz, il 30 Aprile del 1943.
Nel settembre del 1943 da Birkenau Leon viene trasferito a Monowitz. Viene sottoposto ad esperimenti medici. Agli inizi del 1945 il campo di Monowitz viene evacuato ed è costretto a marciare per 90 km fino a Gleiwitz e da li verrà trasferito a Buchenwald. L’11 aprile del 1945 il campo di Buchenwald viene liberato dagli americani. Leon sarà uno degli unici due sopravvissuti dei 700 ebrei deportati da Westerbork.
Durante la sua prigionia Leon, il prigioniero N°98288, aveva fatto una promessa: semmai fosse sopravvissuto avrebbe speso tutta la sua vita a ricordare e raccontare la sua vicenda.
Dopo la guerra, torna a Londra e tiene fede alla sua promessa. Racconta tutta la sua storia alla BBC. Il racconto fu ritenuto troppo raccapricciante e orribile per essere divulgato. Leon non si arrende e continua a raccontare e testimoniare.
Dopo qualche anno, parla della vicenda di Eddie con un suo amico, grande sostenitore dell’Ajax. L’amico lo invita a raccontare la storia, a renderla pubblica. Con una lunga lettera all’archivista storico dell’Ajax, Wim Shoevaaart, descrive la tragica fine di Eddie, della grande ala destra degli anni ’20.
In quella lettera scrive: “Vi porgo le mie scuse per aver tenuto nascoste queste informazioni. Non tutti, però, sono interessati al passato. Spero di aver fatto qualcosa di buono rivelando questa storia, per rispetto di Eddie Hamel e della tua potente squadra di calcio“. La sua testimonianza rese giustizia alla memoria di Eddie.
Il gruppo “Everyone” ha istituito il Premio “Eddie Hamel” che viene assegnato ogni anno agli atleti e sportivi che si sono adoperati contro il razzismo e per i diritti umani.
Leon Greenman ci ha lasciato il 7 marzo del 2008. Per tutta la vita ha raccontato la sua vicenda e ha combattuto strenuamente contro qualsiasi forma di fascismo e intolleranza, come un fiero “guerriero”, come Aiace, con perseveranza e costanza.