25 gennaio 1995: la follia di Cantona che spianò la strada al Blackburn

Eric è cresciuto a Marsiglia, nelle vene il sangue sardo è corso della famiglia paterna e quello catalano dei genitori della mamma. La nonna, combattente repubblicana contro Franco nella guerra civile spagnola, era fuggita in Francia dopo essere rimasta ferita. Un simile mix di etnie e lotte partigiane sarebbe certamente piaciuto a Ernest Hemingway, e infatti solo un romanzo potrebbe descrivere la parabola a tutto campo di Eric.

Nei cinque anni in cui veste la maglia rossa del Manchester United vince quattro campionati perdendo solo nel 1995, non a caso quando Cantona è indisponibile nella seconda parte della stagione. Non per un infortunio, ma per l’ennesima impresa, diciamo così, non prevista dalla sceneggiatura.

Quell’anno, la lotta nei primi mesi è serrata ma a fine anno c’è un calo di Newcastle e Forest e il Blakburn ne approfitta per portarsi in vetta alla classifica, tallonato dai Red Devils, che non mollano. Si arriva così a gennaio, quando l’inizio del girone di ritorno propone gli scontri diretti.

Lo United pareggia con il Newcastle e batte di misura, in una gara molto tirata, il Blackburn, proprio grazie ad una rete della sua stella, Cantona. Ciononostante resta indietro ai Rovers. A Old Trafford serpeggia un certo nervosismo, ci si mette anche il calciomercato: il futuro presidente dell’Inter, Massimo Moratti, vuole infatti portare in Italia per la prossima stagione: il capitano Paul Ince e il geniale Eric Cantona.

Con questo clima si arriva al 25 gennaio 1995, con il Manchester nel ruolo di inseguitore impegnato a Londra contro il Crystal Palace. Siamo alla 26ª giornata.

Il fatto. Tra i 18 mila spettatori sugli spalti londinesi c’è anche Moratti con i suoi figli e proprio sotto i suoi occhi succede l’impensabile.

Cantona è marcato da Richiard Shaw, un difensore noto per la sua irruenza e la sua aggressività, che non gli dà tregua per tutta la gara. Al termine della prima frazione, sul risultato di 0-0, mentre i giocatori raggiungono gli spogliatoi, l’attaccante francese si lamenta con l’arbitro Alan Wilkie del trattamento ricevuto dal suo avversario e gli chiede con rabbia perché non stia facendo «il suo fottuto lavoro».

Sono i primi segnali di nervosismo e il capitano Ince comincia a preoccuparsi, conosce bene i suoi scatti d’ira. Eric rientra negli spogliatoi con i nervi a mille, nonostante le raccomandazioni del  suo capitano, pronto a farsi giustizia da sé qualora l’arbitro non prendesse provvedimenti.

Così sarà a tre minuti dalla ripresa del secondo tempo: su rinvio di Peter Schmeichel, il francese si libera della marcatura di Shaw tirandogli un calcio. Wilkie ha visto tutto ed estrae il cartellino rosso.

Si crea una sorta di vortice di spintoni, i giocatori del Palace sono furiosi per il brutto gesto e capitan Ince ha il suo bel da fare per tenere a freno la loro rabbia.

Cantona a quel punto, con il capo chino e le mani sui fianchi si dirige verso la panchina. Scuote la testa, non è convinto, cerca lo sguardo di Alex Ferguson, ma lo scozzese furioso per l’ingenuità del suo numero 7, lo ignora e guarda dall’altra parte.

Sembra che tutto finisca lì, Cantona tira su il colletto della maglia e si dirige verso gli spogliatoi. Dagli spalti un tifoso degli Eagles lo provoca pesantemente facendo il saluto fascista: «Vattene a fa***o nel tuo Paese, bastardo di un francese».

A quel punto avviene la follia: si divincola rapidamente da Norman Davies, un uomo dello staff dello United che lo stava scortando fuori dal campo e con un calcio in stile Kung fu, sferrato con la gamba destra, piomba sugli spalti, colpendo al petto il tifoso del Palace che lo ha insultato.

Si tratta di Matthew Simmons, non un tifoso qualunque, un militante del “Fronte Nazionale Britannico” con precedenti penali. Eric, non contento, tenta di sferrare contro il supporter avversario anche un pugno, ma dopo averlo colpito lievemente, viene portato via da Davies e da altri. Per salvaguardare l’incolumità del suo compagno di squadra, deve intervenire anche Ince, che lo scorta fuori dal campo finché non ha raggiunto gli spogliatoi. Il pomeriggio di ordinaria follia di Eric è completo.

Il Blackburn correrà verso il titolo.  L’episodio sarà cruciale per la corsa finale al titolo e la lunga squalifica inflitta a Cantona peserà un macigno per i Red Devils. Nonostante tutto, all’ultima giornata, la 42ª, lo United era a soli due punti dai Rovers, il campionato sarebbe stato deciso negli ultimi 90 minuti.

Nell’ultimo match i biancoblu erano impegnati sul campo del Liverpool mentre i Red Devils a Londra contro il West Ham.

La gara di Anfield si giocò in un clima surreale, infatti, molti supporter dei Reds vestivano la maglia del Blackburn proprio per scongiurare un successo sui rivali di sempre. Lo United, non riuscendo ad andare oltre il pareggio rimase così alle spalle del Blackburn per un solo punto, il quale malgrado la  sconfitta diede tutto fino all’ultima giornata portando a casa un trofeo che mancava da 81 anni.

Dalglish, allora tecnico dei Rovers, poté festeggiare nel suo tempio, il primo alloro su una panchina diversa da quella dei Reds laddove issò numerosi trofei quando solcava il prato di Anfield, battendo il strapotere dello United che puntava al treble di vittorie consecutive in campionato.

Ma tributati i giusti meriti all’allenatore, il titolo non sarebbe arrivato senza i 34 gol di Alan Shearer. Nessuno, in quel momento, poteva ragionevolmente pensare che quello sarebbe stato l’unico trofeo conquistato da uno dei più grandi attaccanti mai apparsi sulla faccia della terra, capace di andare in rete 283 volte in Premier, record tutt’ora imbattuto.

Tutto sommato, tutto partì da quel 25 gennaio 1995. «Quando i gabbiani seguono il peschereccio è perché pensano che stanno per buttare le sardine in acqua» sarà il commento di Cantona alla squalifica di nove mesi.

Non si sa esattamente cosa significhi, ma più avanti la frase piacque al regista Ken Loach, che la riprende in un film in cui Cantona sarà protagonista. A fine carriera è diventato attore, bravissimo sul set come lo era in campo, leader carismatico ancor prima che tecnico.

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Paolo Scoglietti

"... E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c'è sempre un'altra stagione. Se perdi la finale di Coppa in maggio puoi sempre aspettare il primo turno in gennaio, che male c'è in questo? Anzi è piuttosto confortante, se ci pensi" Osservatore della realtà con un grammo di sogno essenziale, scoperto da quando scrivo di calcio inglese. Amante della sua inimitabile storia e di tutti i suoi bauli pieni di segreti.