150 punti

Luque, Paraguay, 21 novembre 2019. Sulla sabbia di quella lontana località sudamericana, un giovane uomo si appresta a giocare una partita di beach soccer.

Quell’uomo non sta giocando un match qualsiasi. È lì per rappresentare il suo paese. È lì per disputare un campionato mondiale. Sul pullman, mentre raggiungeva il campo da gara, era emozionato. Tutta la sua vita gli scorreva davanti agli occhi. Sacrifici, sogni, delusioni, amarezze, gioie, tutto era concentrato nel suo cuore. Su quella sabbia, le sue gambe tremavano dall’emozione e dalla gioia.

Era lì. Ce l’aveva fatta. Era lì, a correre, come sempre aveva fatto nella sua vita. Era lì, a combattere e attaccare, come sempre aveva fatto nella sua vita. Era lì, fiero della sua cicatrice. Era lì, accompagnato da 150 punti sulla pancia che accarezzava. 150 punti di sofferenza, di determinazione, di coraggio. Questa è la storia di 150 punti, di quei 150 punti scolpiti sugli addominali di quel giovane uomo.

Marcello Percia Montani, nasce a Falerna il 10 febbraio del 1988. Falerna è un piccolo centro in provincia di Catanzaro che si affaccia sul mar Tirreno. Cresce con due grandi passioni: il calcio e il mare. Ha un grande sogno, ovvero quello di diventare un calciatore.

Marcello è speciale. Ha un qualcosa di diverso dagli altri. È veloce come il vento. La sua vita è una continua corsa. Marcello è determinato, testardo, caparbio. Con quel pallone tra i piedi è un portento. Marcello ha il fuoco dentro. Il fuoco della sua terra, la Calabria, del suo mare, della sabbia della sua amata Falerna.

Da bambino non faceva che giocare a calcio. Finiva i compiti e via tra le strade a giocare. Quando arrivava l’estate si fiondava in spiaggia. Le porte erano delimitate da vecchie ciabatte di gomma. Tutto il giorno sotto il sole, sulla sabbia cocente a rincorrere un pallone. La sabbia sotto i piedi, il mare e quel pallone sono il mondo felice di Marcello. Gioca attaccante, è il suo destino. Un destino, il suo, magmatico e in eterno movimento.

Inizia a giocare nelle giovanili di una piccola squadra del suo paese. È un cecchino infallibile. È veloce e segna caterve di goal. All’età di dodici anni, durante un torneo, viene notato dalla Vigor Lamezia. Viene ingaggiato. È un piccolo grande salto per Marcello. Fa tutta la trafila nelle giovanili, ma, in quegli anni, capisce che quello non è il suo ambiente.

Non si sente apprezzato, valorizzato. È giovane, è legato alla sua terra, ai suoi amici, al suo mare e alla sua sabbia. È un amore così forte che lo spinge a rifiutare offerte allettanti. Da giovani non si riflette, si prendono decisioni di pancia, dettate dai sentimenti e non dalla ragione. Marcello, però, non ha rimpianti, e sa che avrà la sua occasione. È caparbio, testardo.

Marcello continua a giocare a calcio, ma non nella Vigor. Come nelle migliori sceneggiature, e questa la è, la Vigor tornerà nel futuro. Nel futuro che per noi è presente, perché da qualche giorno Marcello è tornato a vestire quella maglia.

Marcello è forte, si vede che è di un’altra categoria. Continua a fare gol nei vari campi della provincia calabrese. La sua carriera barcolla tra squadre dilettantistiche che navigano nella promozione e nell’eccellenza. Per Marcello il calcio è una “droga”. D’estate i campionati sono fermi, ma Marcello non si può fermare. Ha un’altra “droga” oltre al calcio: è il mare, la sabbia. Comincia a dedicarsi al beach soccer. La sabbia sotto i piedi, il sole che gli brucia la pelle, la fatica lo rendono felice, lo fanno tornare bambino, attizzano quel fuoco che ha dentro da sempre.

Settembre 2013. Marcello ha un infortunio al menisco. L’operazione, la riabilitazione e il ritorno in campo sono il percorso che lo aspetta, già programmato nel suo cervello. È un iter che aggredisce di corsa come solo lui sa fare. Dopo l’operazione, però, comincia a sentire un dolore alla schiena. Inizialmente è sordo. Poi diventa sempre più forte. Marcello non ha tempo per pensare a quel dolore. Passerà, non è nulla, prima o poi passerà. Continua a giocare e a segnare anche con quel dolore sempre più persistente. L’amore per il calcio è più forte di quel malessere.

Il dolore però non lo abbandona, anzi è sempre maggiore. Marcello è costretto a fermare la sua corsa. Deve capire cosa sta succedendo. Una radiografia sembra segnare il suo destino. La diagnosi è impietosa: neoplasia testicolare. Una sentenza, una mazzata. Non per Marcello. La sua vita va di corsa. Deve giocare a calcio, il suo destino è giocare a pallone. Quel maledetto cancro è solo un incidente di percorso.

Ditemi cosa devo fare e lo faccio. Lo estirpo e torno a giocare“. Questo è l’unico imperativo categorico. Il 17 dicembre gli viene diagnosticato il tumore. Il 21 dicembre, Marcello è a Milano pronto per abbattere il male. Viene operato. Ai medici chiede incessantemente di sbrigarsi. La stagione del calcio invernale ormai è andata, ma a maggio inizierà quella del beach soccer, e lui deve esserci. A 24 ore dall’intervento è già in piedi, vuole correre, allenarsi. I medici lo assecondano, ma non sono convinti. Marcello lo percepisce dai loro occhi, dalle loro facce. “Si ricrederanno”, pensa con il sorriso sulle labbra.

Dopo l’intervento lo aspetta la chemio. Ha nella sua testa la tabella di marcia. Una chemio ogni 25 giorni per quattro mesi, da gennaio ad aprile, e a maggio sono pronto per il beach. Con la malattia, con quel fottuto cancro, niente è scontato. Il male non regredisce come dovrebbe. È costretto ad una nuova operazione.

150 PUNTI

Il secondo intervento gli regala una cicatrice lunga 150 punti. Affronta questa ennesima prova con ancora più determinazione. Continua ad assillare i medici. Va di corsa, non ha tempo da perdere. Per tutti ormai è “Valentino Rossi”. Va di corsa nella corsia dell’ospedale come un treno, come il campione di motociclismo.

Un giorno è in quella camera d’ospedale. Aspetta la visita dei medici. La domanda che vuole rivolgere loro è sempre la stessa: “Sarò pronto per giocare a beach soccer?”. A fianco c’è una donna. Sta vegliando su un paziente. Con durezza e franchezza gli dice: “Scordati gli addominali. Non potrai mai più tornare come prima”.

Era il pensiero anche dei medici, ma non avevano il coraggio di dirglielo. Marcello ascolta quelle parole con il sorriso sulle labbra. Il suo unico obiettivo è la sabbia del beach soccer. “Quella donna si sbaglia, tornerò come prima, più forte di prima!”.

Maggio 2014. A quattro mesi dall’intervento, Marcello corre sulla sabbia. Contro ogni pronostico, è su quell’amata sabbia. Non è al cento per cento, ci mancherebbe, ma c’è. Per due tre minuti corre e tocca quel pallone. È costretto a riempirsi di crema il corpo. Ha appena terminato la chemio, il male è sconfitto, e lui, come aveva detto, è su quella sabbia.

Con risolutezza è tornato a fare quello che ama: il calciatore. Sulla pancia c’è una cicatrice. Fino ad allora, il suo corpo era stato un tempio. Era perfetto, scolpito, bello come un bronzo di Riace. Quella cicatrice gli crea imbarazzo, ma più la guarda, più la tocca, più l’accarezza, più ne è orgoglioso.

2015. È l’anno della rinascita. Dopo aver sconfitto il male definitivamente, Marcello Percia Montani segna ben 27 gol con il Catanzaro beach soccer, nel campionato di Serie A.

Nel 2018 è convocato nella nazionale italiana di beach soccer. Nello stesso anno vince la medaglia d’oro ai giochi del mediterraneo di Patrasso.

Nel 2019 Marcello è campione d’Italia beach soccer con la Sambenedettese. Il 1° dicembre del 2019 è vicecampione del mondo con la nazionale italiana ad Asuncion, in Paraguay.

Questa è la storia di Marcello Percia Montani. È la storia di un giovane uomo, di un calciatore. È la storia di una cicatrice lunga 150 punti. È la storia di una cicatrice che ha portato quel giovane atleta da Falerna ad Asuncion. È la storia di 150 punti di coraggio e determinazione.

All’inizio avevo vergogna della cicatrice che porto sulla pancia, ma devo dire che è il tatuaggio più bello che ho”.

Marcello Percia Montani

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Paolo Scoglietti

"... E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c'è sempre un'altra stagione. Se perdi la finale di Coppa in maggio puoi sempre aspettare il primo turno in gennaio, che male c'è in questo? Anzi è piuttosto confortante, se ci pensi" Osservatore della realtà con un grammo di sogno essenziale, scoperto da quando scrivo di calcio inglese. Amante della sua inimitabile storia e di tutti i suoi bauli pieni di segreti.